Se lo dice Schifani…


Pubblicato il 29 aprile 2011 in: Il Corsivo, Politica,


Renzo Trappolini

- Non può essere di routine l’approvazione del presidente del Senato agli obiettivi viterbesi: terme, Cassia, ferrovia, trasversale e queste due ultime definite veloce la prima e funzionale al sistema aeroportuale l’altra.

Ambedue, perciò, dipendenti dall’inciso ”Certamente l’aeroporto”, che, detto dalla seconda autorità della Repubblica, è credibile per definizione, perché il rappresentante del primo ramo del parlamento non parla così senza aver sentito il Governo e garantendo che il Senato da lui presieduto legiferi di conseguenza, in caso di necessità.

Segnale significativo dunque e merito a Giulio Marini, sindaco deputato, per aver messo a frutto le relazioni con Schifani di quando era con lui senatore in Forza Italia. Insieme, però, doverosa attenzione dei cittadini – fiduciosi ma non sprovveduti – per capire se, quando e come ci sarà il “fine lavori”.

Il fatto, comunque, sembra qualcosa in più rispetto a un’altra solenne approvazione ricevuta addirittura da Garibaldi quando l’eroe dei due mondi, 140 anni fa, venne in città a inaugurare il monumento di Pio Fedi ai caduti per la redenzione d’Italia.

Anche questo, come altre opere pubbliche (comprese quelle di cui sopra), “era ancora da farsi e s’inaugurò l’idea figurata in un disegno sovra cartone”, scrisse Alberto Mario nella cronaca ripubblicata nel 1982 dal professor Agostino Grattarola.

A Garibaldi, costretto dai malanni a entrare in Palazzo dei Priori in lettiga, fu offerto un banchetto con mille invitati e cento camerieri nel bosco dei cappuccini.

“Alla terza portata, il presidente della società operaia, dopo aver parlato contro l’influsso deleterio dei preti, raccomandò di interporre l’autorità sua a favore della via ferrata sospirata dai viterbesi..”.

Era l’8 maggio 1871 e l’eroe, prima di andare a visitare le terme, “approvò, conducendo poscia il discorso intorno ai preti… impostori… i preti di ogni religione”.

Avrà forse avuto invidia di Pio IX, che era riuscito a far costruire la ferrovia Roma-Civitavecchia in soli tre anni con l’astuzia dei preti,“senza concorso del governo” e in project financing affidato ad una società spagnola privata ma con buoni appoggi nella famiglia reale di Madrid.

Sarà per questo che Renato Schifani, rappresentante dello stato nato dal risorgimento laico, ha pensato di iniziare il suo discorso in comune richiamando quanto detto a Valle Faul da Benedetto XVI, successore di quel Pio IX che a Viterbo fu “papa re”.

Renzo Trappolini

 





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